sabato 6 aprile 2013

Processo Arkeon: i testimoni della Tinelli cap. 1


Dopo aver visto quale attendibilità dare ad ogni aspetto della testimonianza di Gabriella Monaco, portavoce (o responsabile, non è chiaro) del Coordinamento (o Comitato) Vittime Psico-sette, è ora opportuno dare uno sguardo anche alle deposizioni degli altri testimoni d'accusa, perché è dal complesso delle loro dichiarazioni che il pm Bretone ha emesso il rinvio a giudizio degli 11 imputati del cosiddetto "processo Arkeon".

Rinvio a giudizio doverosamente basato su "Fatti accertati", ossia su quegli episodi che, grazie alle testimonianze ricevute tramite la Tinelli [1], il magistrato considerava acquisiti. Come per esempio il fatto, si legge nel rinvio a giudizio, che:

il Moccia si presentava come laureato alla Jolla University di San Diego California e laureato in Psicologia e Pedagogia presso l'Università statale di Fiume titoli inesistenti
Si tratta del primo fatto criminoso contestato dal PM, che significativamente è stato "scoperto" proprio dalla presidente [2] del CeSAP, la quale lo ha segnalato nel suo studio "attento e puntuale", depositato in svariate procure d'Italia. Come abbiamo visto in un post precedente, questa affermazione è falsa [3].

Un altro dei "fatti accertati" durante le indagini sarebbe consistito:
nell'effettuare pressioni psicologiche sul coniuge più debole al fine di convincere anche l'altro a partecipare ai gruppi sotto la minaccia di non poter più continuare la relazione sentimentale
Qui è evidente il riferimento all'infondata accusa di Gabriella Monaco ("Mio marito mi ha lasciato perché gliel’ha detto un Guru"; vedi qui), la quale insieme alla Tinelli è stata la più attiva nel convincere altri ex arkeoniani a denunciare ipotetici abusi subiti dalla "psicosetta" per mezzo della manipolazione mentale.

Anche se conosciamo già il grado di attendibilità della Monaco, è comunque opportuno rilevare che tutte le testimonianze sono concordi nel sostenere che non esisteva nessuna pressione affinché i frequentatori dei seminari portassero familiari o amici.

Ne vediamo un esempio con la deposizione di un testimone dell'accusa (ovviamente segnalato al PM dalla Tinelli):
Domanda: Lei ci ha riferito prima di essere stato introdotto, diciamo, alla frequentazione dei seminari di Arkeon da parte di sua moglie?
G. B.: Sì.
Domanda: Questa introduzione è stata una imposizione da parte di sua moglie?
G. B.: No, è stata una mia scelta. Non c'è stato nulla di imposto.
La conclusione è lapidaria:
Domanda: Ma lei si è sentito libero di non partecipare a questi seminari?
G. B.: Sì, sempre.
Allarghiamo ora lo sguardo a dei nuovi testimoni per capire meglio su quale materiale ha lavorato il magistrato inquirente (premettendo che si tratta di testimonianze simili a quelle di Gabriella Monaco e della dr.ssa Lorita Tinelli) e a questo scopo vediamo il terzo fatto che nel rinvio a giudizio risulta "accertato": la truffa aggravata.

In merito a questo reato il pm Bretone ha chiamato a testimoniare la signora S. C. e il marito F. S., quest'ultimo costituitosi parte civile contro Arkeon per procurato stato di incapacità di intendere e di volere.

Come tutti gli altri testimoni d'accusa, anche questi due coniugi erano in contatto con la dr.ssa Lorita Tinelli, e anche loro delineano una storia tragica, fatta di sordide prevaricazioni e abusi psicologici. Il marito racconta che:
l'esperienza è stata per me stravolgente [...] l’indottrinamento che mi è stato fatto, lo riesco lentamente a comprendere ora, che è stato veramente a livello psicologico e a livello fisico, una cosa per me devastante.
Soggiogati dall'influenza manipolativa del "guru", accettano persino l'imposizione di sposarsi:
quella che ora è mia moglie l’ho conosciuta nel 2005, 2004 durante un intensivo qui ad Ostuni. E tra virgolette mi è stata data dal Moccia, cioè nel senso durante questo lavoro sconvolgente che lui ha fatto, io ero sinceramente attratto da un’altra ragazza, da un’altra donna. Cioè io mi ricordo benissimo che non sono stato mai attratto da S., la cosa che mi meraviglia è con quanta facilità alla fine, alla fine di questo intensivo, Moccia mi disse: “Bene, adesso prendila, vai di là – c’era una specie di gazebo – e baciatela, perché è di questo che tu hai bisogno”.
La moglie S. C. conferma tutto:
Durante questo intensivo praticamente Vito Carlo Moccia ci ha messo insieme d'ufficio. A me personalmente non è mai piaciuto F. S. e questa cosa l'avevo fatta anche presente, ma c'era una sorta di persuasione da parte di Vito [...] il cruccio che mi ha portato ad avvicinarmi ai seminari, è che Vito mi diceva continuamente che se io non avessi continuato a fare i lavori di seminari sarei rimasta zitella [...] io con il senno di oggi mai avrei scelto mio marito F. S.
Dopo quella di averli plagiati e quella di averli costretti ad accoppiarsi come due chihuahua, la terza accusa è di averli economicamente rovinati, costringendo F. S., appassionato di arti marziali, a diventare presidente della Kidokai, una palestra di arti marziali, il cui vero scopo era fare proselitismo per Arkeon. Questa la testimonianza del marito:
La Kidokay era una pseudo associazione sportivo culturale che doveva portare il lavoro del Moccia nel Mondo [...] il Moccia che cosa ha fatto, mi ha detto: “tu sei un insegnante, insegni arti marziali da trent’anni, benissimo assieme a me prendiamo le arti marziali, cioè l’aspetto tecnico e lo - tra virgolette - modifichiamo a nostro piacere, [...] ci servirà come lavoro di supporto per quello che è tutta la fascia arkeoniana, [...] mi è stato detto di fare il Presidente, contro la mia volontà
A questo punto (stando alla sua versione) F. S. si ritrova gravato di un'attività che risulterà fallimentare e che lo porterà a dilapidare il suo patrimonio:
mi ha fatto vendere una casa il Moccia, che mi è stata donata da mio padre [...] Moccia aveva in mente questo grande progetto per me, io diventerò il più grande maestro di arti marziali che poteva esistere
Non è tutto. Racconta F. S che per aprire la palestra Moccia "ha voluto che io mi trasferissi", dalla provincia di Padova dove abitava, addirittura a Bari, dove i due coniugi furono costretti vivere in condizioni umilianti. Spiega infatti la moglie:
Ci siamo trasferiti a Bari. Abbiamo vissuto i primi sei mesi a Bari Vecchia in una casa di Vito Carlo Moccia, se sempre si può chiamare casa, perché comunque non avevo la lavatrice [...] Io mi sono ritrovata nei tre mesi successivi al parto quasi sempre da sola dove, addirittura, lavavo le cose a mano perché non avevo la lavatrice
Quello appena visto è il riassunto delle accuse che i due coniugi rivolgono a Moccia. Ma l'accusa principale è di averli plagiati al punto da ridurli a due burattini in suo potere. Le loro testimonianze sono tutto un susseguirsi di traumi e di manipolazione mentale. Ascoltiamo F. S.:
  • quella esperienza lì mi ha un po’ [de]stabilizzato, un po’ tanto [4]
  • insomma era un’esperienza molto molto tosta da sopportare. 
  • è stata per me un’esperienza molto molto forte
  • ricordo che era un lavoro tostissimo
  • Questa esperienza è stata per me stravolgente
  • Per me è stata un’esperienza tostissima
  • l’indottrinamento che mi è stato fatto, lo riesco lentamente a comprendere ora, che è stato veramente a livello psicologico e a livello fisico, una cosa per me devastante 
  • a me mi ha scombussolato 
  • l’ho fondata [la palestra] sotto le direttive del Moccia 
  • mi è stato detto di fare il Presidente contro la mia volontà 
  • mi ha fatto vendere una casa 
  • il Moccia mi ha come indottrinato a essere praticamente e divenire allievo, 
  • si veniva - scusatemi il termine - randellati a livello psicologico 
  • lui attraverso tutto questo indottrinamento mi ha talmente convinto 
  • mi si è accesa questa lampadina e a dire qua c’è qualcosa che non funziona. 
  • io addirittura da quanto mi fidavo, ma non ciecamente di più 
  • Non l’avrei mai mai mai fatta
  • in una maniera molto molto tosta 
  • attraverso un percorso che era tostissimo
  • da come mi ha spiegato anche il mio medico, innestare questo processo di 
  • ero talmente plagiato, perché la parola giusta che mi viene era plagiato 
  • a me ha provocato un po’ di destabilizzazione 
  • la cosa che mi meraviglia è con quanta facilità alla fine Moccia mi disse: Bene, adesso prendila, vai di là e baciatela 
  • la pressione psicologica fatta in quei momenti era talmente forte 
  • Attualmente per riacquistare l’equilibrio su consiglio della dottoressa Tinelli, sono in cura dal dottor Gagliardi Giorgio, medico psicoterapeuta 
  • mi sentivo un’altra persona, completamente cambiato
  • [cosa intende per indottrinamento:] se il Moccia mi avrebbe detto “vai su quel cornicione di una casa e cammina o corri su una gamba” io l’avrei fatto. Senza discutere
  • ero talmente nelle sue mani
La deposizione della moglie è sullo stesso tono.

Così com'è successo con la Monaco, il contro esame degli avvocati fa emergere una situazione sostanzialmente diversa.

Sul fatto di averli obbligati a sposarsi, già di per sé è significativa la considerazione di V. C. Moccia:
Signor Giudice, chi se la prende la responsabilità di dire a due persone: "Sposatevi". E se le cose vanno male?
Ma ciò che conta davvero, è che dal dibattimento emergerà (come vedremo meglio più avanti) che F. S. e S. C. si sono conosciuti durante un seminario in luglio 2003 e non 2004/2005 come sostenuto da F. S. Questo ha permesso ai due forzati sposi di frequentarsi per un paio di anni, per poi sposarsi quando lei rimane incinta. Il padre "piuttosto all'antica" non avrebbe tollerato altre misure.

Quanto alla "costrizione" di trasferirsi a Bari per diventare presidente della palestra Kidokai al fine di creare un organismo per la propaganda di Arkeon, vediamo i fatti più in dettaglio.

Appassionato di arti marziali, F. S. aveva il sogno di aprire una sua palestra, e per amicizia Moccia volle aiutarlo. In dibattimento risulterà infatti che l'associazione Kidokai era frutto di un accordo tra F. S. e Moccia. ("l’associazione era frutto di un accoro preciso tra S*** e Moccia"; motivazione sentenza, pag. 211). Aprirla a Bari apparve la scelta più logica per svariati motivi. Essendo barese, nel capoluogo pugliese Moccia aveva delle conoscenze che al nord non aveva. Inoltre a Bari era presente un folto gruppo di praticanti del "metodo Arkeon", che con i loro figli costituivano un discreto bacino potenziale di clienti. A Bari Moccia accompagnò F. S. nella ricerca di un locale idoneo per aprire la palestra, a cui concesse - gratuitamente - di usare il marchio "Aikoriu" (di proprietà di Arkeon) per dare maggior appeal all'attività (per i praticanti del metodo Arkeon). Una volta aperta la palestra, Moccia fu il primo a iscrivere i propri figli (pagando le relative quote).

C'è un ulteriore motivo, probabilmente il più determinante, che fece optare per Bari. Lo apprendiamo dalla moglie S. C., la quale dichiara in tribunale: "ci siamo sposati il 19 Giugno del 2005, non avevamo casa, io ero incinta di circa sei mesi", e giacché - come ci insegna la Tinelli - un "guru plagiatore" è uno sfruttatore per definizione, Moccia offrì gratuitamente agli sposi senza tetto un suo appartamento già arredato [5].

La Tinelli e la Monaco ci insegnano che un "guru" sfrutta i suoi "adepti" per un fine che "è senz’altro economico" (vedi Tinelli, Monaco) e così, dopo aver messo l'appartamento a disposizione della coppia, quando F. S. si ritroverà in difficoltà Moccia gli darà anche 2.400 Euro per pagare l'affitto arretrato della palestra. Infine, quando l'infelice vittima di un "indottrinamento che è stato veramente devastante" deve arrendersi e rinunciare alla palestra, Moccia convince un conoscente a subentrare dando a F. S. una sorta di buonuscita (di una attività fallimentare) come ulteriore aiuto economico:
Domanda: Lei percepiva compensi per le attività che svolgeva all’interno della palestra?
F. S.: Ho ricevuto compensi quando il nuovo Presidente *** entrante al mio posto, ci siamo parlati, in cui io ho esposto la mia situazione economica, e lui mi ha sostenuto. Non potevo più né sostenere l’affitto e né quant’altro [...] lui, spinto dal Moccia a prendere la presidenza, devo dire che mi ha aiutato in questo. Mi ha sostenuto per tre o quattro mesi.
Per chi si presenta come vittima di un guru plagiatore che lo avrebbe truffato, quella appena vista è un'ammissione devastante, ma è come minimo anche reticente, dato che in dibattimento è stato accertato che F. S. ha sempre percepito un compenso fisso mensile che prelevava dalla cassa della palestra. Si legge infatti nella motivazione della sentenza: "In ogni caso può ritenersi pacifico che S*** fosse retribuito mensilmente, con prelievo dalle casse dell’Associazione, nella misura fiscale di euro 500,00" (pag. 247).

C'è dell'altro. I due coniugi si presentano come adepti completamente sottomessi dalla manipolazione mentale di Moccia (S. C.: "eravamo completamente alle dipendenze, succubi del pensiero di Vito"). Gli effetti per il marito sarebbero stati così devastanti che - come altri testimoni d'accusa (Monaco compresa) - F. S. riferisce di aver pensato al suicidio. Per due volte. Viene però fermato dalla moglie. Ma si tratta di una manipolazione mentale alquanto improbabile: F. S. inizia a frequentare Arkeon nel 2003 e partecipa ad appena due incontri [6]. È vero che nei seguenti 4 anni F. S. era sempre presente ai seminari ("erano pochi i seminari in cui non partecipavamo"), ma non come allievo, bensì collaborando alla loro conduzione:
andavo a fare al mattino questa parte di risveglio muscolare e basta. Dopodiché ero libero di andare.
Fa fare un po' di ginnastica, il ki-training, ai partecipanti e poi se ne va.

A parte che questo breve impegno non poteva certo essere manipolativo, più avanti nella deposizione dello sventurato karateka scopriamo un'altra cosa:
Domanda: Quindi lei, diciamo, percepiva cento euro al giorno per ogni intensivo, master, pre-master, intensivo ordinario nel quale faceva il ki-training?
F. S.: Sì.
Guadagnava cento euro per far fare il risveglio muscolare, un'attività che si protraeva per quanto, mezz'ora, un'ora? E poi era libero. È più caro del ginecologo di mia moglie, che "è caro ma è tanto bravo".

Veniamo ora al proselitismo, che secondo F. S. era il vero fine della palestra. Neppure questo è vero, dato che il "guru plagiatore" (o un suo incaricato) non ha mai avvicinato [7] i clienti per indirizzarli ad Arkeon:
Domanda: Senta, Moccia frequentava la palestra?
F. S.: Direi per niente.
Invece avveniva l'esatto contrario:
Domanda: E qual era lo scopo di questo progetto?
F. S.: Lo scopo di questo progetto era quello di far fare questo lavoro nelle scuole.
Si sta parlando di un progetto educativo ideato da Arkeon per proporre agli istituti scolastici attività come il tiro con l'arco ecc., di cui si sarebbe occupato personalmente F. S.

Non è la palestra che fa da porta di ingresso ad Arkeon, ma è Arkeon che durante i seminari invita i partecipanti a completare il "percorso di crescita" praticando nella palestra di F. S. il Ki-Aikido (a cui in parte si ispira il metodo Arkeon). Ed è sempre Arkeon a creare un progetto didattico per far lavorare F. S. nelle scuole (tant'è che la prof.ssa M. R., referente per la scuola del progetto educativo, non aveva mai sentito parlare di Arkeon o di Moccia [8]).

F. S. fu inoltre ingaggiato dall'agenzia di consulenza di Moccia per tenere gruppi di formazione presso alcune grandi aziende sue clienti (come per esempio l'ENI). Sempre su segnalazione di Moccia, F. S. fu invitato da altri "maestri" di Arkeon che organizzarono per lui gruppi residenziali di Ki-Training nelle proprie città.
Domanda: Le spese di vitto e alloggio erano pagate?
F. S.: Sì.
Domanda: Quindi, lei non sborsava una lira, anzi guadagnava e basta?
F. S.: Sì.
Torniamo ora alla moglie. S. C. accusa Moccia di averli sistemati a Bari Vecchia come degli sfollati, in una casa - "sempre se si può chiamare casa", senza lavatrice - che, pare di capire, avrebbe sfigurato anche vicino alla capanna dello zio Tom.

Come per i quartieri antichi di altre città, anche la parte storica di Bari fa pensare a miseria e abitazioni fatiscenti, ma da anni Bari Vecchia si è trasformata da quartiere degradato a meta abitativa alla moda, ricercata dalla "Bari bene".

L'appartamento in cui Moccia ospitò i due coniugi è un appartamento di prestigio, di 160 metri quadrati, che era appena stato ristrutturato con materiali di pregio, pavimenti originali di quercia e mobili antichi. Moccia vi aveva vissuto per 10 anni, e non apparteneva a un ceto umile. Per il suo accusatore più ostile (P. P.), Moccia era uno che "viaggiava bene, aveva una Mercedes coupé", indossava abiti firmati "sessanta settanta milioni di vestiti addosso" e aveva "la villa al mare piena di vip". Dopo aver ospitato i due coniugi "plagiati", l'appartamento è stato acquistato da uno dei più noti avvocati baresi per abitarvi con la moglie.

Quanto alla storia della lavatrice, è una vicenda curiosa. Dopo averla ricevuta in eredità, Moccia si trasferisce con la famiglia nella casa che fu dei genitori e fa ristrutturare l'appartamento di Bari Vecchia, da cui porta con sé una cosa sola, la lavatrice appunto, per una sorta di scherzoso puntiglio della moglie. Sarà solo in tribunale che Moccia ricorderà che l'appartamento era senza lavatrice (una mancanza a cui, dopo tanta generosità, chiunque avrebbe sopperito per proprio conto).

Che F. S. avesse problemi di soldi è sicuro, ma di certo non a causa di Arkeon, dai cui seminari ha solo guadagnato ("Il teste ha continuato il proprio racconto e da esso si evince che il danno economico eventualmente sopportato dal S***, lungi dall’essere addebitabile alla frequentazione dei corsi ..."; motivazione sentenza pag. 343). È palese che i problemi di F. S. erano dovuti a quanto spendeva per altre ragioni.

Interrogata su questo aspetto, per non contraddire il coniuge la moglie S. C. dà risposte più reticenti di quelle di un consigliere della giunta Formigoni inquisito :
Domanda: Suo marito aveva degli hobby?
S. C.: Sì.
Domanda: Aveva hobby costosi?
S. C.: No.
Giudice: Quali erano questi hobby, signora? Così vediamo se...
S. C.: Come qualsiasi altra persona che li possa piacere...
Giudice: Quali erano gli hobby?!
S. C.: Che ne so, i telefonini o...
Domanda: Suo marito ha mai comprato delle spade da Samurai?
S. C.: Sì.
Domanda: Delle armature da Samurai?
S. C.: Sì.
Domanda: Lei è in grado di quantificare il costo di questi...?
S. C.: No.
Domanda: Ricorda di aver mai lamentato a suo marito, nel periodo in cui lei era a Bari con lui, di aver speso troppi soldi per l'acquisto di questi generi?
S. C.: Nell'ultimo periodo sì, perché le entrate non c'erano. Ha tentato anche di venderle ma non è riuscito.
(Avvertenza: i tre puntini non racchiusi da parentesi quadre, come in "vediamo se...", sono conformi alle trascrizioni originali e indicano una frase lasciata in sospeso.)

Com'è intuibile dalla vaghezza di S. C., il marito non aveva dei comuni hobby "come qualsiasi altra persona che li possa piacere", e dall'ultima risposta traspare cosa questi hobby abbiano comportato. Macchine fotografiche, computer, spade antiche, viaggi e soggiorni in Finlandia dal suo "maestro di spada". Il marito spendeva ben al di là delle sue possibilità (e di quelle di una comune "qualsiasi altra persona").

Ora F. C. accusa Moccia di averlo indotto a dissipare "quei 50 mila euro che io avevo ricavato" dalla vendita di un immobile, ma a questa sventura non può essere estraneo l'aver acquistato (mentre usufruiva gratuitamente dell'appartamento di Moccia) un'armatura da samurai originale per la quale spese oltre 25.000 euro.

Per la Tinelli, Moccia è il crudele guru plagiatore e F. S. la sventurata vittima innocente. Poiché a questo punto è chiarito chi è che racconta balle, è opportuno riportare una considerazione di Moccia:
Se avessi saputo della lavatrice, avrei aggiunto 300 euro ai soldi che già spendevo per le utenze: riscaldamento, luce, gas e telefono, per le quali F. non ha mai pagato un centesimo.
Compra spade da samurai e non paga nemmeno le bollette dell'acqua di un appartamento in cui alloggia gratuitamente con la famiglia. F. S. e la moglie S. C. non sono credibili in niente. Ecco qualche ulteriore esempio.

F. S. dichiara di essersi trasferito a Bari con i 50 mila euro della vendita di un appartamento, e anche su questo viene sbugiardato proprio dalla moglie, che in merito al ricavato dell'immobile parla di "75 mila euro", a cui va sommato "il resto, circa 20-25.000,00 Euro". Cosa siano quei restanti 20/25 mila non lo sappiamo perché S. C. viene interrotta da una domanda riguardante un altro argomento. Comunque, quando nel luglio 2005 F. S. si trasferisce a Bari disponeva di 95/100 mila euro, a cui vanno aggiunti i compensi per la collaborazione ai seminari, per i gruppi residenziali di Ki-Training, per le formazioni aziendali e il compenso fisso mensile che prelevava dalla palestra. Poco più di un anno e mezzo dopo, nel marzo del 2007, era già di ritorno al nord, senza "neanche i soldi per pagare il casello Bari-Milano". I dodicimila euro di un anno di affitto per la palestra non possono essere la causa della sparizione di quell'ingente somma (anche se includiamo, come puntualizza F. S., la parcella del "notaio Ippolito, 649" Euro).

Ma se la totale inattendibilità di F. S. era evidente anche a uno sprovveduto, sua moglie S. C. non è di certo meglio. Al fine di dimostrare che mettersi con il marito non fu una sua libera scelta ma un condizionamento dovuto al plagio, la moglie sostiene che Moccia:
aveva detto a F***: "Mettila incinta, te la sposi e ti trasferisci giù a Bari".
Detto e fatto. Poi è proprio dalla sua testimonianza che si apprende che le cose sono andate in tutt'altro modo. Iniziano a frequentarsi durante un seminario che si tenne "sono sicurissima, primi giorni Luglio 2003. Se non ricordo male, 7, 8, 9, 10, 11 e 12 Luglio 2003", quando iniziarono "una normale relazione di coppia", per poi sposarsi dopo "due anni" [9].

La petulanza della donna ci dà la misura dello stato di confusione in cui versa, nonostante "da quando praticamente siamo tornati a casa da Bari [...] per riacquistare l’equilibrio su consiglio della dottoressa Tinelli", sia seguita da uno psicoterapeuta (come il marito e come la Monaco). Un giorno si reca dove aveva parcheggiato e scopre che dall'auto è stata rubata una ruota:
Avevo il bambino, pioveva, avevo appena partorito da due mesi, ero sempre sola, mi è arrivato il mondo addosso.
In preda a un comprensibile sconforto:
ho chiamato mio marito, gli ho spiegato la cosa perché lui era ad Ostuni, subito dopo mi ha messo giù. Mi ha richiamato dopo due minuti e mi ha iniziato ad insultare.
Chi sia da biasimare per questo screzio coniugale è chiaro a tutti, ma per questa sgradevole cafonata S. C. ritiene invece responsabile Moccia, che sarebbe colpevole di aver plagiato il marito inducendolo a maltrattare la moglie. La misura dell'ingratitudine, per non dire peggio, di S. C. ce la fornisce lei stessa quando ammette che fu proprio Moccia ad adoperarsi per trarla d'impiccio: "dopo che [il marito] aveva parlato con Vito [...] mi avevano, appunto, portato la ruota".

A questo punto il quadro della situazione è completo, e dimostra che non è vero che tutte le persone sono uguali. È una baggianata cui fingiamo di credere per non dispiacere alle religioni e a quel che resta delle ideologie. Alcune sono inferiori per dignità e cuore e non meritano più rispetto di un tubetto di dentrificio spremuto.

In questo ottuso addossare la responsabilità dei propri problemi a uno sfruttatore che li avrebbe plagiati, è difficile non vedere un contributo di Lorita Tinelli a cui i due coniugi si sono rivolti, e dello psicoterapeuta G. Gagliardi, come la Tinelli assertore del "pericolo sette" e anacronistico sostenitore dell'SRA (abuso rituale satanico), che li ha in cura da anni.

con riferimento agli eventuali danni di tipo economico dallo stesso [F. S.] sopportati, [...] questo reato è stato ritenuto insussistente
(Motivazione sentenza, pag 239)

[F. S.] aveva deciso così di andare da MOCCIA e (non si comprende perché a quel punto) firmare in bianco la denuncia [per diffamazione - ndr] contro la dott.ssa Tinelli (come è in atti documentato) e, soprattutto, era rimasto (inspiegabilmente) all’interno dell’associazione fino al 2007 o anche forse fino al 2008, per poi costituirsi parte civile in questo giudizio.
(Motivazione sentenza, pag 244)


Note:

1) Come più volte evidenziato, tutti coloro - o meglio, quei pochi - che tra le oltre 10.000 ipotetiche vittime stimate dal CeSAP hanno lamentato abusi, sono persone venute in contatto con la dr.ssa Lorita Tinelli e da lei segnalate alla Procura. Lo attesta lo stesso pm Bretone, che nella richiesta di misure cautelari chiarisce che si è servito esclusivamente di testimoni forniti dal:CeSAP "si è proceduto a raccogliere le testimonianze dei fuoriusciti da Arkeon che si erano rivolti al Ce.sap". Una anomalia evidenziata anche dal collegio giudicante, che nella motivazione della sentenza scrive: "Invero, quelle giunte a giudizio sono apparse le carte raccolte dal Ce.S.A.P." (pag. 603)

2) La presidenza della Tinelli è un incarico divenuto ora un più misurato pro tempore, dopo che a lungo si è qualificata con un pretenzioso "Presidente Nazionale" (di una associazione composta sostanzialmente solo da lei).

3) L'aspetto ironico relativo a questa accusa è che le numerose testimonianze ascoltate in dibattimento sono concordi sul fatto che Moccia non ha mai fatto sfoggio di questa qualifica (c'era chi non lo sapeva neppure). C'è di più. Quando venne creato l'Ordine degli psicologi, come di prassi si è proceduto a una sorta di "sanatoria", accogliendo nell'ordine chiunque ne facesse domanda. Anche a Moccia fu proposto di iscriversi, ma questi rifiutò l'opportunità perché considerava il suo metodo come pedagogico e non psicologico.

4) Che si tratti di un errore lessicale di F. S. o di trascrizione della stenotipista, non ha importanza: il senso della frase non lascia comunque dubbi che il teste intendesse "destabilizzato".

5) Domanda: "E ha pagato, scusi?" F. S.: "Moccia mi ha sempre detto di no."

6) Domanda: "Quindi in quattro anni lei si è iscritto solo a due corsi?" F. S.: "."

7) Come esempio, riporto solo una testimonianza. Si tratta di M. S., che ha frequentato la palestra nel 2006 fino a inizio 2007 quando F. S. si trasferì a Milano:
Domanda: Lei ha mai sentito parlare di Arkeon?
M. S.: Sì. In televisione, su Internet.
Domanda: Le è mai stato chiesto di frequentare i seminari di Arkeon?
M. S.: No.
8) Questa la sua testimonianza:
Domanda: Lei conosce Arkeon?
M. R.: No.
Domanda: Ha mai sentito parlare di Arkeon all'interno di questo progetto scolastico?
M. R.: No, mai.
9) La moglie non si rende nemmeno conto che questa sua affermazione esclude la manipolazione mentale su cui anche lei ha tanto insistito, arrivando persino a piangere in aula.